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venerdì 2 marzo 2018

I castra albana, Albano

I castra albana, Albano

La datazione ad oggi considerata più corretta per i castra albana li fa risalire a Settimio Severo (193-211) che, non appena divenuto imperatore dopo una violenta guerra civile, pensò di sciogliere temporaneamente la guardia pretoriana e di acquartierare vicino a Roma per la sua sicurezza personale e politica la Legio II Parthica (vedi scheda), unità da egli stesso creata nel 197 per la campagna contro i Parti del 195-198.
I castra si presentano come un grande rettangolo fortificato, dotato di quattro porte (praetoria, decumana, principalis sinixtra e principalis dextra), con gli angolo arrotondati e rinforzati da torrette circolari.
Il perimetro della cerchia muraria è di 1334 metri: il lato nord-ovest misura 434 metri, mentre il parallelo lato sud-est misura 437 metri, ed i lati corti misurano 224 metri quello a nord-est e 239 quello a sud-ovest. L'area complessiva si aggira di conseguenza sui 95.000 metri quadrati e si sviluppa su un terreno in forte pendenza (circa 40 metri di dislivello).


Lato NE: il tratto del muro romano meglio conservato – lungo circa 50 m. - è quello che attualmente funge da divisione tra le proprietà del seminario vescovile e dei Missionari del Preziosissimo Sangue che reggono la chiesa di San Paolo.
 
 
Appare particolarmente robusto perchè doveva contenere la spinta del terrapieno esterno. Non c'è traccia invece della Porta decumana che doveva aprirsi a metà di questo tratto.
Proseguendo verso sud, all'angolo con via Castro Partico, si nota l'angolo arrotondato del muro romano, ancora visibile, che non presenta segni della presenza di una torretta circolare, ma solo di una disposizione dei blocchi di peperino più accurata.

Lato SE: scendendo lungo la via Castro Partico, ad una sessantina di metri dall'angolo arrotondato, il muro ingloba una torretta di guardia rettangolare adibita attualmente ad uso colonico. Sporge di circa 40 cm. all'esterno del muro ed è alta 8 m. ma, non essendovi traccia di cresta o di una finestra si può supporre che in origine fosse più alta.

 
Circa duecento metri più a valle si trovano i resti della porta principalis sinixtra, l'unica delle due portae principales di cui ad oggi siano visibili resti.
 
Porta principalis sinixtra
 
Consta di un unico fornice dove i conci si riuniscono ad incastro con i blocchi orizzontali del muro: è larga 3.85 metri e non si trovano tracce di torrette di guardia ai suoi lati. A valle della porta non è più possibile riconoscere alcuna traccia del muro.

Lato SO: i resti più evidenti sono quelli relativi alla Porta Praetoria. Situata al centro del muro, la porta era inglobata in un edificio moderno fino a che il devastante bombardamento aereo anglo-americano del febbraio 1944 non permise la "liberazione" del monumento romano.
 
Porta Praetoria, lato esterno

La porta consta di tre fornici e due ambienti laterali a base quadrata, supposti essere altrettante torri di guardia.

Porta Praetoria, lato interno (fornice e torre di guardia di sinistra)
 
La Porta praetoria affacciava sulla via Appia, il cui tracciato correva sotto l'attuale corso Matteotti.
 
Porta Praetoria, planimetria attuale

Da via San Pancrazio si accede ai resti dell'unica torretta di guardia circolare ben conservata, situata 3.40 metri sotto l'attuale piano di calpestìo di via Alcide de Gasperi. In realtà l'edificio si presenta di problematica decifrazione: la volta dell'unica stanza è situata solo 1.60 metri sopra il piano dell'intervallum (la strada che girava attorno alle mura dall'interno), ed anche ammettendo che esistesse un secondo piano, la torre non avrebbe raggiunto un'altezza plausibile per essere una torre di guardia. La conclusione è pertanto che questa sia una costruzione speciale, simmetrica forse solo alla torre dell'angolo sud-est oggi perduta.

Lato NO: la maggior parte del muro di questo lato dopo la summenzionata torretta circolare è interrata sotto alla case moderne: si può intuire il sito della porta principalis dextra, situato in un cortile interno su via don Giovanni Minzoni.

I castra albana rimasero in uso come quartier generale della Legio II Parthica fino al suo scioglimento da parte di Costantino il grande dopo la battaglia di Ponte Milvio (ottobre 312).
Durante la guerra greco-gotica Albano viene indicata da Procopio (De bello gothico, I, 14; II, 4 e 7) come uno dei presidi della cerchia posta da Belisario a difesa di Roma nonchè al controllo della via Appia che costituiva la principale arteria di comunicazione con l'Italia meridionale. E' presumibile che a quest'epoca la popolazione risiedesse ancora all'interno dei castra mentre molti indizi suggeriscono che in epoca altomedievale questa si sia trasferita sul lato opposto della via Appia, abbandonando i castra e sfruttando le rovine delle terme di Cellomaio per costituire una nuova cinta difensiva.




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