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venerdì 27 gennaio 2017

La contea di Tripoli

La contea di Tripoli (1102-1289)


Raimondo IV di Tolosa (1102-1105)
Nel 1102 Raimondo di Tolosa, che ancora non si era creato un proprio feudo in Terrasanta, conquistò la città di Tortosa (l'attuale Tartus in Siria) e negli ultimi mesi del 1103 iniziò l'assedio di Tripoli, costruendo una enorme fortezza sul Monte Pellegrino a poca distanza dalla città (1). Nel 1105, in conseguenza delle ustioni riportate nel corso di un incendio appiccato dagli assediati durante una sortita, Raimondo morì senza aver preso Tripoli.

Armi di Raimondo di Tolosa
 
 
Guglielmo Giordano di Cerdanya (1105-1110)
Nel 1096 aveva seguiti lo zio Raimondo nella Prima crociata. Giunto in Terrasanta si era fatto battezzare nel fiume Giordano assumendone il nome.
Alla morte dello zio, dato che i cugini Bertrando e Alfonso Giordano, erano rientrati nei loro possedimenti Occitani assunse il titolo di conte di Tripoli – sembra per volere dello stesso Raimondo - continuando l'assedio alla città, che capitolò nel 1109. Nel frattempo era giunto a Tripoli Bertrando di Tolosa, il figlio primogenito di Raimondo (2) e quindi legittimo titolare della contea che fu spartita tra i due cugini. Pochi mesi dopo Guglielmo Giordano fu però assassinato da uno dei suoi soldati e Bertrando potè riunificarla sotto il suo comando.

Bertrando di Tolosa (1109-1112)
Sposatosi nel 1095 con Elena di Borgogna, ebbe un solo figlio, Ponzio, che alla sua morte ereditò la contea.

Ponzio di Tripoli (1112-1137)
Successe al padre quando era appena quindicenne.
Nel 1115 sposò Cecilia di Francia, figlia del re Filippo I e rimasta vedova di Tancredi d'Altavilla (3), da cui ebbe tre figli (Raimondo, Filippo e Agnese).
Nel 1118 si riconobbe vassallo del re di Gerusalemme Baldovino II.
Nel 1125 comandò il centro dell'esercito crociato nella vittoriosa battaglia di Azaz contro le forze dell'atabeg di Mossul, nel territorio della contea di Edessa (cfr. scheda Regno di Gerusalemme).
Nel 1131, dopo la morte di Baldovino II, Ponzio si accordò con la figlia di quest'ultimo, Alice di Antiochia, da poco vedova di Boemondo II d'Antiochia, che anelava alla reggenza del principato per la figlia, ancora minorenne, Costanza e non consentì a Folco d'Angiò, nuovo re di Gerusalemme, che voleva assumere la reggenza del principato, di attraversare la contea di Tripoli, costringendolo a raggiungere Antiochia via mare. Per ritorsione, il re successivamente si diresse contro di lui e lo sconfisse nei pressi di Rugia.
Nei primi mesi del 1137, Mahmud atabeg di Damasco invase la contea. Ponzio lo affrontò di fronte al Monte Pellegrino, dove fu sconfitto e messo in fuga; tradito, venne catturato e ucciso. Il figlio primogenito Raimondo, raccolti i superstiti, si ritirò a Tripoli dove succedette al padre.

Raimondo II di Tripoli (1137-1152)
Poco prima di ereditare la contea aveva sposato Hodierna di Gerusalemme, una delle quattro figlie di Baldovino II, che gli diede due figli, Raimondo e Melisende.
Ritenendo i cristiani siriaci responsabili di aver tradito il padre, avviò delle persecuzioni nei loro confronti.
Più tardi l'atabeg di Aleppo e Mossul Zengi assediò la roccaforte di Barin, nel territorio della contea, e Raimondo fu catturato in uno scontro sotto le mura della fortezza. Zengi, preoccupato che agli assediati potessero giungere rinforzi dagli altri stati crociati, negoziò la resa della fortezza in cambio del rilascio di Raimondo.
Nel 1142 Raimondo donò agli Ospitalieri la fortezza che sarebbe divenuta nota come Krak dei Cavalieri e che controllava il passo di Homs che dall'attuale valle della Bekaa conduceva verso la costa, ed altri castelli minori. Il Krak era quindi la punta più avanzata del sistema difensivo della contea di cui da questo momento gli Ospitalieri divennero parte integrante.
Nel 1152, probabilmente in conseguenza di questa sua decisione, cadde in un'imboscata nei pressi di Tripoli sotto il pugnale della setta degli Assassini.

Raimondo III di Tripoli (1152-1187)
Ereditò la contea quando aveva appena dodici anni e governò fino al compimento dei quindici anni sotto la reggenza della madre Hodierna.
Nel 1164 fu catturato da Norandino durante la disastrosa battaglia di Harim (cfr. scheda Il Principato di Antiochia) e condotto ad Aleppo dove rimase prigioniero fino al 1173 quando fu liberato dietro il pagamento di un forte riscatto. Durante la sua prigionia la reggenza fu assunta dal re di Gerusalemme Amalrico I.
Nel 1174 sposò Eschiva de Bures che gli portò in dote il Principato di Galilea e la Signoria di Tiberiade.
Dopo la morte di Amalrico (1174) fu reggente del Regno di Gerusalemme fino al compimento della maggiore età del giovane Baldovino IV (1176).
Il 4 luglio del 1187 fu tra i pochi comandanti crociati a sottrarsi alla cattura nel disastro di Hattin. Al comando dell'avanguardia dell'esercito crociato riuscì a rompere l'accerchiamento con una carica e a ripiegare su Tiro.
Raimondo III morì di pleurite a Tripoli nel settembre dello stesso anno. In assenza di eredi diretti, prima di morire, lasciò la contea al suo figlioccio Raimondo di Poitiers-Antiochia.

Armi dei Poitiers
 
Raimondo IV di Tripoli (1187-1189)
Figlio primogenito di Boemondo III di Poitiers-Antiochia e della sua prima moglie Orguillese d'Harenc, fu indicato da Raimondo III come suo successore prima di morire. Due anni dopo, contravvenendo a questa volontà, il padre lo richiamò ad Antiochia affidando la contea al figlio minore Boemondo.

Boemondo I di Tripoli (1189-1233)*
Alla morte del padre Boemondo III (1201), nonostante questi avesse indicato come suo successore il nipote Raimondo Rupeno, figlio del suo primogenito Raimondo IV di Tripoli (morto nel 1198) e di Alice di Armenia, riuscì a farsi riconoscere come Principe di Antiochia e a regnare contemporaneamente sulle due città stabilendosi a Tripoli.
S'innescò quindi un lungo conflitto dinastico che coinvolse gli Ordini militari (I Templari si schierarono con Boemondo mentre i cavalieri di san Giovanni appoggiarono Raimondo Rupeno), il Regno d'Armenia, la nobiltà latina d'Outremer, l'imperatore Federico II ed il papato.
Leone II d'Armenia sostenne i diritti del nipote Raimondo Rupeno e nel 1204 appoggiò la ribellione di Renoart di Nephin nella contea di Tripoli.
Alla fine del 1205 Boemondo – che perse un occhio nella campagna guadagnandosi il soprannome di monocolo – riuscì a sedare la ribellione.
Nel 1206 Boemondo rimosse il Patriarca latino di Antiochia, Pietro di Angouleme, che aveva appoggiato Raimondo Rupeno, rimpiazzandolo con quello ortodosso, Simeone II. Pietro di Angouleme reagì scomunicandolo e Boemondo lo fece imprigionare lasciandolo morire di sete (1208) (4). Tra alterne vicende, durante le quali Raimondo Rupeno - con l'appoggio dei giovanniti - riuscì ad insediarsi ad Antiochia come Principe dal 1216 al 1219, il conflitto ebbe termine soltanto nel 1219 quando Raimondo, estromesso da Antiochia da una rivolta dei nobili guidata da Guglielmo Farabel e recatosi in Armenia per rivendicare la corona del regno, morì in battaglia.
Insediatosi nuovamente ad Antiochia, procedette alla confisca di tutte le proprietà dei cavalieri di San Giovanni, provvedimento che gli valse la scomunica da parte di papa Gegorio IX che, sempre su richiesta degli Ospitalieri, la confermò ancora nel 1230. L'anno successivo, grazie alla mediazione del patriarca di Gerusalemme Geraldo da Losanna e della famiglia degli Ibelin, Boemondo firmò un accordo con l'Ordine di San Giovanni che gli fruttò il ritiro della scomunica.
In prime nozze sposò Plaisance di Gibelletto (Gibelet) che gli diede:
1.Raimondo di Poitiers (1195- ucciso dalla setta degli Assassini nella cattedrale di Tortosa nel 1213), Balivo di Antiochia.
2.Boemondo V di Poitiers, suo successore alla guida del principato.
3.Filippo I di Poitiers (morto avvelenato in prigione nel 1226), re consorte del Regno armeno di Cilicia (1222-1224) per le nozze con Isabella d'Armenia.
4.Enrico di Poitiers, sposato a Isabella di Lusignano e padre del re Ugo III di Cipro e I di Gerusalemme.
5.Maria di Poitiers

*I conti di Tripoli Boemondo I, Boemondo II e Boemondo III, pur risiedendo a Tripoli, furono anche principi di Antiochia e quindi noti rispettivamente anche come Boemondo IV, V e VI di Antiochia (cfr. scheda Il Principato di Antiochia).

Boemondo II di Tripoli (1233-1252)
Come il padre continuò a risiedere a Tripoli lasciando il governo del Principato nelle mani dl comune.
Nel 1235 sposò in seconde nozze Luciana, figlia di Paolo dei Conti di Segni, una bis-nipote di Papa Innocenzo III, da cui ebbe due figli: Plaisance (Piacenza) di Antiochia - che fu la terza moglie di re Enrico I di Cipro e madre di Ugo II - e Boemondo VI d'Antiochia.

Armi di Boemondo III di Tipoli
 
Boemondo III di Tripoli (1237-1275)
Nel 1268 il sultano mamelucco Baybars conquistò Antiochia e quanto rimaneva del Principato determinando la fine di questo stato crociato. A Boemondo rimase quindi la sola contea di Tripoli.
Nel 1271 Baybars attaccò nuovamente espugnando i castelli dell'entroterra e mettendo sotto assedio Tripoli ma, avuta notizia dell'arrivo ad Acri di re Edoardo I d'Inghilterra, offrì al conte una tregua e levò l'assedio.
Dalla moglie Sibilla di Armenia ebbe quattro figli:
1. Boemondo IV di Tripoli
2. Isabella di Poitiers
3. Lucia di Poitiers
4. Maria di Poitiers

Lucia di Poitiers (1288-1289)
Figlia di Boemondo III di Tripoli e Sibilla d'Armenia.
Quando suo fratello, Boemondo IV di Tripoli morì nel 1287, Lucia, a cui sarebbe spettata per diritto ereditario la contea, sposata al'ex grande ammiraglio di Carlo d'Angiò Narjot di Toucy, viveva in Puglia. Poco desiderosi di vedere al comando della contea una principessa compromessa con gli angioini, i nobili ed i maggiorenti di Tripoli offrirono la contea alla madre Sibilla che nominò balivo il vescovo Bartolomeo di Tortosa. I nobili, a cui il vescovo era inviso, reagirono proclamando decaduta la dinastia e istituendo il libero comune con a capo Bartolomeo Embriaco.
Agli inizi del 1288 Lucia sbarcò ad Acri per reclamare i suoi diritti sulla contea e, per ragioni diverse, ottenne l'appoggio dei tre Ordini militari e del bailo di Venezia mentre il comune si pose sotto la protezione di Genova che inviò una squadra di cinque galee al comando di Benedetto Zaccaria. Nel frattempo l'opinione pubblica tripolina volse a favore di Lucia, nel timore che la protezione della repubblica ligure sarebbe sfociata nella trasformazione della città in colonia genovese. Si avviarono dunque delle trattative al termine delle quali Lucia accettò di riconoscere ai genovesi ed al comune alcuni privilegi (5) ed in cambio venne da questi riconosciuta contessa di Tripoli.
Questo accomodamento non soddisfece però i veneziani di Acri che inviarono segretamente dei messi al sultano d'Egitto Qalawun (1279-1290) per spingerlo ad intervenire (6).

La caduta di Tripoli: alla notizia che il sultano marciava su Tripoli, cominciarono ad affluire i rinforzi. Il re di Cipro e Gerusalemme, Enrico I, inviò da Cipro una compagnia di cavalieri e quattro galee al comando del fratello Amalrico e da Acri il reggimento francese al comando del siniscalco del Regno Giovanni di Greilly; il Tempio inviò una compagnia al comando del maresciallo Goffredo di Vendac mentre il maresciallo giovannita Matteo di Clermont prendeva il comando degli ospitalieri presenti in città; due galee veneziane si unirono infine a quelle cipriote e genovesi per fare fronte contro il nemico comune.
Alla fine di marzo l'esercito mamelucco si accampò sotto le mura di Tripoli ed iniziò a battere le mura con i mangani (7).
Quando crollarono la torre del Vescovo, all'angolo SE del perimetro difensivo, e quella dell'Ospedale, i veneziani giudicarono la città perduta ed iniziarono ad imbarcarsi presto seguiti dai genovesi. Colto lo scompiglio che si era venuto a creare tra i difensori, il 26 aprile Qalawun lanciò l'attacco generale e la città fu presa d'assalto. La contessa riuscì a porsi in salvo sulle navi insieme ai due marescialli degli Ordini militari ad Amalrico e a Giovanni di Greilly mentre il comandante del Tempio, Pietro di Moncade, e Bartolomeo Embriaco caddero nella carneficina che seguì la presa della città.
Dopo la conquista Qalawun ordinò la completa distruzione della città che fu ricostruita nel'entroterra intorno alla fortezza fatta edificare da Raimondo di Tolosa ai piedi del Monte Pellegrino e che i crociati avevano abbandonato prima dell'assedio senza tentare di difenderla.

Armi degli Embriaco di Gibelletto
 
Signoria di Gibelletto (Gibelet): comprendeva un territorio costiero, nella parte meridionale della contea di Tripoli, che confinava a sud con la Signoria di Beirut nel Regno di Gerusalemme e aveva come capitale l'antica città portuale di Biblo (Gibelletto, Jebail). Conquistata dai crociati nel 1104 fu data in feudo da Raimondo di Tolosa all'ammiraglio genovese Guglielmo Embriaco in ringraziamento dell'aiuto dato nella conquista della contea.
 
Lazzaro Tavarone, Guglielmo Embriaco detto Testa di maglio,
Palazzo di San Giorgio, Genova, 1606-1608
 
Fu tenuta quasi ininterrottamene dai suoi discendenti fino al 1302. Dopo la caduta di Tripoli (1289) l'ultimo discendente Pietro Embriaco si fece infatti vassallo del sultano mamelucco Qalawun e potè conservare i suoi possedimenti fino a questa data.


Note:

(1) La fortezza – i cui resti sono ancora visibili – era nota ai Franchi come castello di Saint Gilles e agli Arabi come Qal'at Sanjil. Il suo aspetto attuale è in gran parte dovuto ai massicci restauri intrapresi agli inizi del XIX secolo dal governatore ottomano di Tripoli Mustafa Agha Barbar.


 (2) Bertrando era figlio di Raimondo e della prima moglie – una sua cugina di cui s'ignora il nome e che era la terzogenita del conte Goffredo I di Provenza – che ripudiò prima del 1080. Giacchè il matrimonio tra cugini non era da ritenersi valido, Bertrando era considerato un bastardo.

(3) Tancredi poco prima di morire aveva fatto promettere a Ponzio di sposare Cecilia assegnandole in dote le fortezze di Arcicanum e Rugia.

(4) Le fonti riportano che il Patriarca poteva bere solo l'olio della sua lampada.

(5) Oltre ad un'estensione del proprio quartiere a Tripoli, Genova ottenne anche il diritto di nominare un podestà che lo governasse. Fu nominato Caccianemico della Volta che però non riuscì a raggiungere la città prima della sua caduta.

(6) Un'altra ipotesi attribuisce la richiesta d'intervento a Bartolomeo Embriaco che aspirava al possesso della contea.

(7) le fonti riportano che Qalawun potè schierare 19 grandi mangani.


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