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mercoledì 31 agosto 2016

Il Ritratto di cavaliere (Marco Gabriel) di Vittore Carpaccio


Il Ritratto di cavaliere (Marco Gabriel) di Vittore Carpaccio

Vittore Carpaccio, Ritratto di cavaliere, 1510 (?), Collezione Thyssen-Bornemisza, Madrid
 
Una recente interpretazione ha identificato nel personaggio ritratto da Vittore Carpaccio in questo dipinto il patrizio veneziano Marco Gabriel, rettore di Modone all'epoca della conquista turca (9 agosto 1500). Secondo lo studioso Augusto Gentili, la data sul cartiglio (1510), molto pasticciata, sarebbe errata ed il dipinto sarebbe invece coevo alla serie di teleri commissionati da Paolo Vallaresso, per la chiesa di San Giorgio degli Schiavoni tra il 1499 ed il 1502. Lo stesso Paolo Vallaresso, all'epoca rettore di Corone che cadde poco dopo Modone, avrebbe suggerito alla famiglia Gabriel di commissionare il dipinto al Carpaccio al fine di riscattare l'onore del loro congiunto. Come traspare anche dai Diari di Marin Sanudo, il patrizio fu infatti sospettato all'epoca di codardia e collusione con il nemico, nonostante il fatto che, catturato dai turchi, fosse stato giustiziato circa un anno dopo la caduta di Modone (1).
Il motto iscritto nel cartiglio, Malo mori quam foedari (meglio morire che macchiarmi), sarebbe una chiave esplicita in questo senso. Secondo Gentili il nobile veneziano sarebbe inoltre rappresentato due volte: la prima nelle vesti dell'uomo in armatura in primo piano che rinfodera la spada e la seconda in quelle dell'uomo a cavallo fino ad ora interpretato come scudiero del primo. Marco Gabriel sarebbe identificato dai colori giallo e nero dello stemma di famiglia che ricorrono sia nel fodero della spada del personaggio in primo piano che nelle vesti di quello a cavallo.

Lo stemma dei Gabriel sormontato dall'arcangelo Gabriele
Hotel Gabrielli, Venezia
(courtesy venicewiki.org)

Le lettere che spuntano dalla bisaccia alla cintola del personaggio in armatura sarebbero quelle scritte al Senato dalla città assediata e l'unica scritta durante la prigionia. L'allegoria sarebbe completata dalla presenza nel dipinto di altri elementi simbolici: l'ermellino, simbolo di purezza, alluderebbe alla condotta senza macchia del rettore di Modone; in alto, l'airone che soccombe al falco, rappresenterebbe l'integrità che soccombe alla violenza;
 
 
il cane ringhioso che minaccia il personaggio in primo piano rappresenterebbe il Gran Turco (assimilato al Gran Khan) secondo una simbologia già utilizzata da Pisanello (2).
 
 
Sullo sfondo del dipinto sarebbe infine raffigurata la città di Modone.
 


Note:

(1) La guarnigione di Modone, forte di 7.000 uomini, sostenne in realtà per oltre un mese l'assedio delle truppe ottomane guidate personalmente dal sultano Bayezid II, che schierò 100.000 uomini e 500 bocche da fuoco, mentre la flotta nemica bloccava il porto. Il 9 agosto la flotta inviata dalla Serenissima al comando di Melchiorre Trevisan tentò di forzare il blocco e portare rinforzi e rifornimenti alla città assediata. Improvvidamente i difensori abbandonarono le mura per precipitarsi al porto e rimuovere la catena che ne ostruiva l'accesso onde permettere l'ingresso alle navi di Trevisan. I Turchi penetrarono in città dal lato settentrionale mentre i difensori si asserragliarono nel Bourtzi dove furono massacrati.

(2) Cfr. l'affresco di Pisanello di San Giorgio e la principessa nella chiesa di S.Anastasia a Verona, realizzato nella prima metà del XV sec. Anche in questo caso il cane ringhioso è contrapposto ad uno mansueto (nel dipinto di Carpaccio il cane mansueto fa capolino a fianco del cavaliere in secondo piano).   





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