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mercoledì 11 marzo 2015

Panagia Kosmosoteira, Feres


Chiesa del Monastero della Panagia Kosmosoteira a Feres
 
 
La chiesa dedicata alla Panagia Kosmosoteira (Salvezza del mondo) fu fondata nel 1152, come katholikon dell'omonimo complesso monastico, da Isacco Comneno (1), il terzogenito di Alessio I, che vi fece molto probabilmente edificare anche la tomba in cui venne tumulato. Si ha infatti notizia che nel 1183 Andronico I, il figlio di Isacco, sostò nel monastero per visitare la tomba del padre.
Nel XIV secolo il monastero venne abbandonato dai monaci e trasformato in complesso fortificato e tra il 1371 ed il 1373 venne occupato dai turchi. Nel 1443 Bertrandon de la Broquiere osservò che la cittadina di Vera, sviluppatasi intorno all'originario insediamento monastico, aveva una popolazione mista di greci e turchi, le fortificazioni erano state parzialmente distrutte e la chiesa convertita in moschea.
 
La chiesa presenta una pianta quasi quadrata (15x20m.) del tipo a croce greca inscritta ed è sormontata da cinque cupole, di cui quella centrale dodecagonale. Le finestre della cupola centrale sono intervallate da pilastrini in mattoni (mentre quelle delle cupole laterali sono intervallate da colonnette sempre in mattoni), su sei dei quali compaiono lettere ornamentali composte in mattoni dall'incerto significato.

 
Esternamente la facciata orientale presenta le tre absidi aggettanti, di cui la centrale a 5 facce e le due laterali a 4. La muratura è del tipo a mattone arretrato (filari di mattoni disposti su piani sfalsati, mascherando i filari più arretrati con lisciature di malta) caratteristica dell'edilizia di età comnena (cfr. il monastero costantinopolitano del Pantokrator). In questo impianto, all'interno, emergono però delle anomalie, la più rimarchevole delle quali è lo sdoppiamento in due colonne dei sostegni occidentali della cupola (quasi ad alludere ad un impianto a tre navate) (2).
 
 
Originariamente la chiesa era avvolta da un deambulatorio, probabilmente di un materiale più leggero, di cui rimangono i segni sui lati nord, sud ed ovest. La parte occidentale del deambulatorio avrebbe costituito l'esonartece destinato, come scritto nel typikon redatto dallo stesso Isacco Comneno, ad ospitare le sepolture del suo segretario Michele e del suo domestico Leone Kastamonites.

In epoca ottomana, quando la chiesa fu convertita in moschea, furono apportate alcune modifiche, le principali delle quali sono:
1) Gli affreschi furono interamente ricoperti d'intonaco;
2) furono aperti due nuovi ingressi nelle facciate nord e sud;
3)  fu aperta una finestra sul lato occidentale.

Affreschi:
1) Nelle pareti N e S dei bracci della croce sono raffigurati: più in alto i busti di due gerarchi, poi due profeti a figura intera che reggono dei cartigli, tra i montanti che partiscono le tre finestre, più in basso i busti di due santi militari ed infine, sul registro più basso, la processione dei gerarchi concelebranti rivolta verso il santuario.
 
parete sud
 
2) Negli archi sopra le due coppie di colonne l'Annunciazione e la Presentazione al tempio. L'Annunciazione, solitamente collocata sui pilastri che introducono al bema, è qui invece collocata dalla parte opposta.
 
L'angelo dell'Annunciazione
 
3) Nella prothesis troviamo: sulla parete sud la Comunione degli Apostoli (solitamente rappresentata nelle pareti absidali), un arcangelo nella cupola ed una figura non identificata nella conca absidale.
 
La Comunione degli Apostoli
 
4) Nel diakonikon un altro arcangelo è raffigurato nella cupola con un serafino collocato in uno dei pinnacoli.
Non è chiaro come fosse decorata la cupola centrale (l'intonaco sovrapposto in epoca ottomana non è stato rimosso), mentre nelle altre due cupole sul lato occidentale sono raffigurati rispettivamente il Cristo (cupola SO) e la Vergine (cupola NO).
Cupola NO

I quattro santi militari raffigurati sulle pareti nord e sud spiccano per le notevoli dimensioni e la collocazione di primo piano in seno al programma iconografico della chiesa. Queste caratteristiche unite all'assenza di didascalie che li identifichino e all'accentuata caratterizzazione dei volti, ha fatto supporre (Ch. Bakirtzis, Warrior Saints or Portraits of Members of the Family of Alexios I Komnenos? in Mosaic. Festschrift for A. H. S. Megaw ,ed. J. Herrin et al., Atene 2001) che vi siano in realtà raffigurati i membri della famiglia imperiale: Alessio I ed i suoi tre figli Giovanni II, Andronico e lo stesso Isacco.
 
Alessio I Comneno (1081-1118)
 
Andronico Comneno
 
Giovanni II Comneno (1118-1143)
 
Isacco Comneno
 
La tomba di Isacco Comneno: nel typikon del monastero Isacco Comneno esprime chiaramente la volontà di essere sepolto nella nuova chiesa da lui fondata, disponendo anche il trasferimento di alcuni elementi di arredo dalla tomba che aveva in precedenza predisposto per sé nel monastero di Chora. La tomba, che doveva consistere in un sarcofago marmoreo di cui la lastra conservata attualmente presso il Museo ecclesiastico di Alessandropoli doveva costituire la pietra di copertura, non è però mai stata ritrovata. Seguendo le indicazioni contenute nel typikon la sua collocazione più probabile doveva però essere nell'angolo nordoccidentale della chiesa, isolata dal resto del naos da una cancellata bronzea di cui il fondatore richiede il trasferimento da Chora. Ad ulteriore conforto di questa ipotesi, su uno degli archi che sostengono la cupola che sovrasta questa zona, è raffigurata la scena funeraria delle Tre Marie al sepolcro in cui l'angelo seduto sulla tomba del Cristo sembra indicare in basso, dove doveva appunto trovarsi il sepolcro di Isacco Comneno.

Le Tre Marie al Sepolcro.
La freccia rossa segnala il braccio destro dell'angelo che sembra indicare verso il basso.

All'esterno inoltre, in corrispondenza dell'angolo nordoccidentale, è inserita nella muratura un'aquila composta in mattoni come a sottolineare ulteriormente il luogo di sepoltura di un membro della famiglia imperiale.


Note:

(1) Quando il 15 agosto del 1118 il fratello Giovanni II divenne imperatore dei romei, succedendo al padre Alessio I, suo fratello Isacco fu nominato sebastokrator, una delle cariche più alte dell'impero bizantino. Egli profuse il suo impegno soprattutto in opere filantropiche, tra cui il restauro del monastero di Chora. Nel 1130 i rapporti tra Giovanni II e Isacco s'incrinarono: Isacco fu infatti costretto a lasciare Costantinopoli, rimanendone lontano per sei anni, perché accusato di far parte di un presunto complotto per rovesciare il fratello. Nel 1136 Isacco ritornò a Costantinopoli e si riconciliò pacificamente con l'imperatore. L'8 aprile 1143 morì Giovanni II, e Isacco dovette nuovamente andarsene da Costantinopoli, quindi si trasferì a Eraclea Pontica, e tra il 1145 e il 1146 tentò di usurpare il trono al nipote Manuele I Comneno, ma senza successo. Molto probabilmente nel 1152 Isacco fu costretto dall’imperatore Manuele I a ritirarsi a vita privata in una zona rurale in Tracia, vicino al monastero di Ainos, con un vitalizio consono al suo rango. Qui, nei pressi dell'attuale città di Feres, fondò il monastero dedicato alla Vergine Kosmosoteira.

(2) Questo sdoppiamento dei pilastri occidentali della cupola non ha precedenti nell'architettura costantinopolitana mentre compare nelle coeve chiese crociate, potrebbe quindi essere un riflesso dell'influenza che la cultura latina esercitò sulla corte comnena. Un'altra spiegazione potrebbe trovarsi anche nella necessità di aprire le campate occidentali per rendere visibile la tomba del fondatore.







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