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domenica 17 novembre 2013

L'arco di Malborghetto

L'arco di Malborghetto

Casale di Malborghetto, lati nord e est

Poco oltre il XIII miglio (km 19.200) della Flaminia antica, si staglia la massa imponente del Casale di Malborghetto. L’edificio ha inglobato un arco quadrifronte del IV secolo, posto a segnacolo dell’incrocio tra la Via Flaminia e una strada di collegamento tra Veio e la Tiberina.
Töbelmann (1), che per primo eseguì una dettagliata analisi del monumento nel 1914, avanzò l'ipotesi, molto suggestiva, che esso fosse stato innalzato sul luogo in cui Costantino aveva posto l'accampamento all'epoca della prodigiosa visione della Croce, preludio alla vittoriosa battaglia di Ponte Milvio combattuta contro Massenzio (312).
Nel 315 il Senato romano, per commemorare la vittoria nella ricorrenza dei decennalia dell'imperatore, fece erigere l'arco trionfale in onore di Costantino presso il Colosseo e molto probabilmente anche l'arco di Malborghetto.

L'arco romano, a pianta rettangolare (m 14,86 x 11,87), presenta i lati lunghi a nord e a sud.
I pilastri (m 4,44 x 3,26) poggiano su fondazioni singole in opus caementicium, sulle quali si imposta una platea di blocchi di travertino; ugualmente costituiti in opera cementizia, composta da scapoli di tufo di Grotta Oscura e malta pozzolanica, i quattro pilastri appaiono rivestiti da un paramento laterizio di mattoni triangolari o trapezoidali, ottenuti da bipedali (2).
I fornici, la cui imposta misura m 6,22, si presentano semicircolari sui lati lunghi, in cui si nota una doppia ghiera di bipedali, ed ellittici sui lati brevi. La loro ampiezza è di m 5,97 sull'asse NS e di m 5,35 sull'asse EW.
Al di sopra dei pilastri sono impostate quattro volte a botte realizzate con un sistema di nervature laterizie, terminanti in una volta a crociera centrale. La trabeazione in marmo presenta alcuni settori aggettanti corrispondenti, su ognuna delle fronti principali, a quattro colonne a fusto scanalato con capitello corinzio e base composita, ciascuna delle quali era posta su basamento singolo, non collegato alla struttura dell'arco che, alla loro altezza, presentava delle lesene.
Dell'architrave e del fregio rimangono purtroppo in situ solo pochi elementi.

Resti del fregio e dell'architrave sul lato settentrionale

L'attico, del quale non è nota l'altezza totale, è leggermente rientrante; esso era suddiviso, all'interno, in tre settori tramite due muri nei quali si aprivano due aperture ad arco. È probabile che, esternamente, i muri corrispondessero a delle lesene impostate al di sopra degli elementi verticali inferiori.
La forma della copertura non è chiara, Tobelmann proponeva che fosse costituita da una piattaforma sulla quale, dato il notevole spessore dei muri perimetrali che la sostenevano, potevano collocarsi diversi elementi statuari, forse identificabili in una quadriga trionfale fiancheggiata da trofei. L'esistenza di questo apparato statuario non è comunque confortata da alcuna prova certa.


In età medioevale (XI secolo circa) l'arco venne inizialmente trasformato in chiesa fortificata. Questa fase edilizia è segnata dalla tamponatura di tre fornici e, soprattutto, dalla costruzione di un'abside nella facciata orientale. Di questa trasformazione si trova traccia indiretta in una fonte del 1263 che menziona un Burgum S. Nicolai de Arcu Virginis; tale denominazione sembra implicare una sovrapposizione di culti devozionali, uno dedicato alla Vergine venerata nella chiesa e l'altro a san Nicola riferito all'intero complesso rurale formatosi attorno all'arco, senza comunque escludere una ridedicazione della chiesa stessa.
L'edificio di culto, un'aula absidata ricavata al pian terreno dell'arco ormai trasformato in torre fortificata, doveva essere di modeste proporzioni e adattato allo scarso spazio disponibile. A livello pavimentale il recente restauro ha riportato alla luce il basolato dell'antica via Flaminia.
Una scala ricavata nello spessore della muratura consentiva l'accesso al piano superiore, corrispondente all'antico attico dell'arco, al di sopra dell'alta volta a croce. Questa stanza era voltata a botte e vi si aprivano ampie finestre. Al di sopra di questa si trovava una terrazza bordata da una merlatura.
L'accesso si trovava sul lato occidentale nel quale era stato aperto un portone d'ingresso prospiciente il nuovo tracciato della via Flaminia.

L'ingresso sul lato occidentale

Dopo la chiusura dei fornici, il monumento venne fortemente rimaneggiato. Il paramento
esterno in laterizi appare infatti in molte parti gravemente manomesso, soprattutto a causa dell'apertura di diverse finestre su tutti i lati, della sopraelevazione dell'attico, dell'addossamento di una scala sul lato orientale e della realizzazione di una stalla sul lato settentrionale, della quale sono ancor oggi perfettamente visibili le tracce dei due spioventi del tetto, di una volta a botte e dei fori per l'alloggiamento di travi lignee.
In un disegno di Giuliano da Sangallo anteriore al 1494, l'attico, del tipo "a frontone", è raffigurato con un coronamento di forma conica, costituito da laterizi rivestiti da blocchi di travertino; non si sa, comunque, quanto tale raffigurazione sia degna di credito oppure frutto di una ricostruzione fantasiosa.

Disegno di Giuliano da Sangallo

Sulla sommità del lato meridionale è incassata un'iscrizione su maioliche di forma rettangolare, disposte tra due fasce parallele aggettanti. Ogni mattonella possiede l'indicazione di una singola lettera oppure delle lettere finali di parole singole in forma esponenziale, dipinte in azzurro su fondo
bianco. Il testo dell'iscrizione (CONSTANTINVS PETRA SANTA [.] SMIPII V [.] MAXS RESTAURAVIT) si riferisce ad un restauro effettuato nel 1567 da un certo Costantino Petrasanta, durante il pontificato di Pio V. Sullo stesso prospetto, all'estremità meridionale, è visibile un piccolo stemma della Basilica Vaticana.

Il lato meridionale con l'iscrizione in maioliche
 
Stemma della Basilica vaticana
 
Il lato meridionale del casale, la chiesa e un muro parallelo alla strada, racchiudono un piccolo cortile dal quale, per mezzo di una scala, si può accedere a un ambiente sotterraneo scavato nel tufo; nel cortile sono, anche, presenti un pozzo a sezione quadrata e un forno. A sud di esso è visibile una chiesa caratterizzata da due corpi distinti, dei quali quello posteriore, in muratura a scaglie di selce, è senz'altro più antico e databile forse agli anni 1742-44, mentre quello anteriore è frutto di un ampliamento avvenuto nel 1947 a opera di Bernardino Sili.

Il complesso rurale viene sovente menzionato in documenti di epoca medievale e raffigurato in piante e incisioni rinascimentali e barocche, nelle quali viene ricordato con gli appellativi di Borghetto, Borghettaccio o Malborghetto (quest'ultima denominazione è forse dovuta al fatto che il casale divenne luogo di dubbia reputazione, frequentato da briganti).
Nel XV secolo il borgo venne assediato e dato alle fiamme dagli Orsini nel corso della guerra di fazione contro i Colonna.

Catasto di Alessandro VII, particolare (1660)

In seguito, il complesso fortificato perse ogni funzione strategica: nel XVII secolo, divenne sede di un'osteria, nel XVIII ospitò una stazione di posta e, infine, decadde a semplice dimora rurale.
Abbandonato da tempo, venne espropriato dallo Stato nel 1982 e, dopo due anni, si diede l'avvio a lavori di restauro, consolidamento e analisi di tutta l'area.


Note:

(1) F.Töbelmann, Der Bogen von Malborghetto, 1915.

(2) letteralmente "di due piedi", mattone cotto che misurava all'incirca 60x60 cm.


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