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sabato 6 luglio 2013

I Santi innografi

I santi innografi

Nei pinnacoli della cupola del paraekklesion della chiesa costantinopolitana del Salvatore in chora – dove usualmente vengono rappresentati i quattro evangelisti – sono invece raffigurati quattro dei principali santi innografi.


San Giovanni Damasceno


Giovanni Damasceno nacque a Damasco nel 676 c.ca in una facoltosa famiglia araba di fede cristiana. Figlio di Sarjūn ibn Manṣūr (conosciuto anche come Sergio) e nipote di Manṣūr, il primo della famiglia ad assumere alte responsabilità amministrative sotto il governo omayyade del califfo Mu‘āwiya b. Abī Sufyān e dei suoi due primi successori.
L'incarico del padre di Giovanni alla corte del califfo comprendeva il controllo delle rendite e a volte è descritto infatti come esattore o tesoriere, ma il termine arabo di “gran visir” è forse più appropriato. Sembra inoltre che la carica fosse ereditaria, poiché Giovanni la ricoprì a sua volta.
Giovanni fu battezzato e ricevette un’istruzione cristiana classica. Il suo tutore era un monaco chiamato Cosma, che gli arabi avevano portato dalla Sicilia come prigioniero e che insegnò a Giovanni tutte le scienze, eccellendo nell’insegnamento della teologia.
Dopo aver ricoperto per qualche anno la carica che era stata del padre, la sua posizione alla corte damascena si fece insostenibile. Un nuovo califfo, Abdul Malek, era ostile ai cristani, a cui fu richiesto di tenere i conti in arabo ed imposte nuove restrizioni.
Giovanni si dimise nel 700 circa, distribuendo i suoi beni tra i parenti, la Chiesa e i poveri, ed entrò nella grande laura di S. Saba, vicino a Gerusalemme.
Il compagno più intimo di Giovanni divenne un poeta e cantore che aveva lo stesso nome del suo tutore, Cosma (in alcune fonti il giovane è descritto come suo fratello adottivo). Entrambi furono certamente monaci insieme a San Saba, dove impiegavano il tempo scrivendo libri e componendo inni. Il loro lavoro fu apprezzato dal patriarca di Gerusalemme, Giovanni V, che ritenne che dovessero lasciare la laura. Nominò Cosma vescovo di Majuma e ordinò sacerdote Giovanni, trasferendolo a Gerusalemme come predicatore titolare della Basilica del Santo Sepolcro.

Sul piano teologico, quando ancora ricopriva l'incarico di Gran Visir presso il califfo di Damasco, fu molto attivo nel contrastare la politica iconoclasta dell'imperatore Leone III Isaurico (717-741) con i suoi Discorsi apologetici contro coloro che calunniano le sante immagini.
L'imperatore, non potendo colpirlo direttamente giacchè il Santo si trovava fuori della giurisdizione imperiale, fece pervenire al califfo una lettera, scritta imitando la scrittura di Giovanni, in cui appariva come il Gran Visir fosse pronto a consegnare a tradimento la città di Damasco all'Imperatore. Furioso per il supposto tradimento del suo Gran Visir ed amico, il Califfo applicò nei suoi confronti la cosiddetta " legge del taglione ". Ordinò cioè che la mano destra del Santo fosse amputata. Ma l'arto innocente venne miracolosamente sanato, nella notte, per intervento della Vergine. A lei, infatti, Giovanni Damasceno aveva promesso di dedicare, se risanato, l'opera della sua mano di scrittore cristiano.
Secondo la leggenda Giovanni avrebbe offerto la mano tagliata ad un'immagine della Madonna. Dall'icona sarebbe uscita una mano della Vergine, che avrebbe riattaccato l'arto amputato; Giovanni, in segno di ringraziamento, avrebbe fatto applicare all'icona una mano votiva d'argento, da cui deriverebbe l'iconografia della Vergine Tricherousa (“con tre mani”).

La sua produzione poetica e musicale conta più di sessanta Canoni composti per le maggiori festività della Chiesa, che sono un'antologia melodica dei Discorsi Panegirici di San Gregorio il Teologo. E' inoltre considerato l'autore per eccellenza del Paracletico (il libro liturgico contenente le officiature dei giorni feriali del periodo che va dalla domenica di Pentecoste all'inizio del Triodion).

Secondo la tradizione, San Giovanni Damasceno morì nel 749.


San Cosma di Majuma


San Cosma di Majuma detto il melode nacque molto probabilmente a Damasco nel VII sec. Rimasto orfano in giovane età fu adottato dal padre di Giovanni Damasceno e ricevette la sua stessa istruzione. Accomunato al fratello adottivo dalla stessa passione per la vita monastica lo seguì nella laura di S.Saba dove si dedicò soprattutto alla composizione degli inni. Lasciò la laura nel 743 quando fu nominato vescovo di Majuma (il porto dell'antica Gaza). 

San Cosma di Majuma
chiesa della Teotokos Peribleptos (San Clemente), Ocrida, Macedonia, 1295
Cosma è detto anche "il melode" perchè non si limitò a scrivere il testo degli inni ma ne scrisse anche la musica. Fu uno dei primi ad introdurre i “canoni” (un tipo di composizione cantata costituita di solito da 9 odi, ciascuna di 3, 4 o 6 tropari, di uguale struttura ritmica). Tra i suoi Canoni più famosi ci sono quello per la Dormizione della Vergine, quello per San Gregorio il Teologo e quelli per la Settimana santa. Morì intorno al 750.

 
San Giuseppe Innografo


San Giuseppe Innografo nacque in Sicilia nell’816 e al tempo dell’invasione araba dell’827, riparò con la sua famiglia nel Peloponneso. Nell'831, 
all'età di quindici anni, si recò a Tessalonica prendendo l’abito religioso nel monastero di Latomou. Consacrato ieromonaco, ebbe come maestro spirituale San Gregorio il Decapolita che, visitando Tessalonica nel 840, rimase così colpito dal suo ascetismo e dalla sua umiltà da condurlo con sé a Costantinopoli, nel monastero di Studion.
L’anno successivo Giuseppe fu inviato a Roma dal papa Gregorio IV (828-844), per chiedere il suo aiuto nella lotta contro l’iconoclastia. 
La nave su cui era imbarcato, cadde però nelle mani dei pirati arabi che lo condussero a Creta; venne riscattato e liberato da persone caritatevoli e nell’843 tornò a Costantinopoli dove trovò il suo maestro Gregorio il Decapolita morto o moribondo. 
Negli anni successivi restò nella chiesa di S. Giovanni Crisostomo e nell’850 fondò un monastero ad essa correlato, diventandone l' igoumeno, dove depose le reliquie di Gregorio, del suo discepolo Giovanni e quelle di S.Bartolomeo, ottenute a Tessalonica, a cui il monastero fu dedicato. 
In seguito, essendo molto legato al patriarca Ignazio (847-858 e 867-877), venne coinvolto nella vicenda della sua deposizione (23 novembre 858) ed esiliato dal potente cesare Bardas a Cherson in Crimea, dove rimase probabilmente fino alla reintegrazione di Ignazio nella carica di patriarca nell’867. 
L’imperatore Basilio I il Macedone (867-886) gli affidò la custodia di S. Sofia a Costantinopoli (lo nominò infatti “skeuophylax”), in questa funzione ricevette gli inviati del papa Adriano II al Concilio di Costantinopoli, il 25 settembre 869. 
Dopo una interruzione, ricoprì la carica di nuovo fino all’886, anno in cui morì il 3 aprile.
Giuseppe, meritandosi l'appellativo di “dolce voce d'usignolo della Chiesa" per la bellezza e profondità delle sue composizioni, fu un grande cantore di Maria. Non solo compose infatti diversi canoni per celebrarne le feste, ma tutti i suoi canoni si concludono sempre con un theotokion dedicato alla Madre di Dio.



San Teofane Graptos


Teofane nacque in Palestina nel 778 ed assieme al fratello Teodoro entrò nella laura di San Saba nell'800 circa, dove entrambi furono posti sotto la direzione spirituale di Michele Sincello (il segretario particolare del patriarca di Gerusalemme Tommaso I).
Nell'813 Michele Sincello fu inviato a Costantinopoli dal patriarca di Gerusalemme e si fece accompagnare da Teodoro e Teofane. Preso alloggio nel monastero di S.Salvatore in chora – dove venivano accolti i profughi provenienti dalla Palestina - secondo le fonti l'ambasceria si presentò all'imperatore Leone V Armeno e gli consegnò una lettera in cui il patriarca lo invitava a desistere dalle persecuzioni iconoclaste. Per tutta risposta l'imperatore li fece incarcerare.*
Teofane e Teodoro furono quindi deportati in una fortezza presso lo sbocco del Bosforo nel Mar Nero dove rimasero fino all'assassinio di Leone V (25 dicembre 820).
Il nuovo imperatore Michele II (820-829) ordinò il rilascio di tutti gli iconoduli detenuti e i due fratelli poterono far ritorno a Costantinopoli.
Con l'ascesa al trono di Teofilo (829) ci fu però una recrudescenza delle persecuzioni iconoclaste e i due fratelli furono esiliati nell'isola di Aphousia (l'attuale Avşa) nel Mar di Marmara. Nel luglio del 836 furono richiamati a Costantinopoli ed interrogati per tutta una giornata in presenza dell'imperatore. Dinanzi al loro ostinato rifiuto di comunicarsi insieme agli iconoclasti, l'imperatore fece incidere sulle loro fronti con il ferro rovente dodici versi giambici in lode dell'iconoclastia scritti da un certo Christodoulos, da cui derivò ai due fratelli l'appellativo di “graptoi” (marchiati).

L'imperatore Teofilo interroga Teofane e Teodoro nel crisotriclinio
da un'edizione miniata prodotta in Sicilia nel XII secolo della Sinossi della Storia di Giovanni Scilitze
(Madrid Skylitzes)
Biblioteca Nacional de España, Madrid
 
Teofane e Teodoro furono quindi mandati ad Apamea in Bitinia dove Teodoro morì nell'841.
Con il ripristino del culto delle immagini (843), Teofane fu trattato da eroe e nominato dal nuovo patriarca Metodio vescovo di Nicea, dove si spense nell'845. I suoi resti furono inumati nel monastero costantinopolitano del Salvatore in chora, dove era stato monaco, e successivamente trafugati dai latini per finire non si sa dove.
Teofane compose circa duecento inni liturgici, tra i quali vanno ricordati i canoni per l'Esaltazione della Croce, per la Domenica dell'Ortodossia e per il Sabato di Lazzaro.

* La cronologia riportata dalle fonti appare poco chiara: secondo la Vita di Teodoro di Simeone Metafrasto i tre raggiunsero Costantinopoli "prima dell'avvento al potere di Leone V" quindi prima dell' 11 luglio 813; soltanto nel maggio del 814 invece secondo l'anonimo della Vita di Michele Sincello. Leone V diede comunque corso alle persecuzioni degli iconoduli non prima dell'815, anno in cui si può più plausibilmente datare il suo incontro con i tre. Non è chiaro cosa abbiano fatto i tre monaci nel frattempo e perché non abbiano proseguito per Roma che doveva essere la tappa successiva della loro missione.

 
Questo affresco, che si trova nella parete nord del braccio settentrionale della croce nella chiesa comnena di San Panteleimon a Nerezi (nell'attuale Repubblica di Macedonia) e che risale all'epoca della sua fondazione (1164), è uno dei primi esempi in cui i santi innografi vengono raffigurati insieme come appartenenti ad una categoria specifica.
Da sinistra a destra si riconoscono: S.Giuseppe innografo, S.Teofane graptos, S.Teodoro studita, S.Giovanni damasceno e S.Cosma di Majuma. Ogni santo ha nelle mani un cartiglio su cui sono scritti versi che si riferiscono alle scene della Passione raffigurate nella fascia sovrastante.




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