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domenica 16 giugno 2013

L'Orecchio di Dionigi

L'Orecchio di Dionigi

L'Orecchio di Dionigi, ingresso

Le Latomie (litos=pietra e temnos=taglio) originariamente sorte come cave di pietra, vennero realizzate con il lavoro forzato di condannati, prigionieri o avversari politici chiusi in questa sorta di prigione lontana dalla città, le cui dimensioni erano davvero notevoli.
Il complesso delle latomie siracusane, 12 in tutto, si estende infatti per circa 1.5 km, secondo una linea curva che segue, grosso modo, il bordo della terrazza calcarea che domina la pianura costiera verso Ortigia, da ovest, partendo dalle immediate vicinanze del Teatro Greco, verso est fino al mare, nei pressi del Convento dei Cappuccini.
Il sistema di estrazione in queste enormi cave avveniva solitamente a cielo aperto, ma al fine di ricercare gli strati di roccia più compatta ci si spingeva in profondità (spesso le pareti superavano i 40 m. di altezza), scavando delle immense grotte al di sotto degli strati rocciosi della crosta superficiale, che veniva sorretta da enormi pilastri risparmiati nella roccia stessa.

Il cosiddetto Orecchio di Dionigi – che fa parte della Latomia detta del Paradiso - è una grotta artificiale, imbutiforme, scavata nel calcare, alta circa 23 m. e larga dai 5 agli 11 m., con una singolare forma, vagamente simile ad un padiglione auricolare, che si sviluppa in profondità per 65 m., con un insolito andamento ad S e con sinuose pareti che convergono in alto, in un singolare sesto acuto. La grotta è, inoltre, dotata di eccezionali proprietà acustiche (i suoni vengono amplificati fino a 16 volte).

L'Orecchio di Dionigi, interno
 
Queste caratteristiche acustiche e la forma indussero Caravaggio, che visitò Siracusa nel 1608 in compagnia dello storico siracusano Vincenzo Mirabella, a denominarla "Orecchio di Dionigi", dando così forza alla leggenda cinquecentesca secondo la quale il famoso tiranno di Siracusa Dionigi (405-367 a.C.) avesse fatto praticare in questa grotta che utilizzava come prigione una fenditura (come una stretta scheggia a cuneo strappata via con un'ascia da un albero, V. Mirabella) che la collegava al corpo di guardia dei carcerieri posto alla sommità della collina, sì che, grazie all'acustica particolare del luogo, i prigionieri non potessero neppure respirare senza essere ascoltati dalle guardie.
In effetti esiste realmente un cunicolo a sezione trapezoidale di circa 10 m di lunghezza e 2 d'altezza che dalla sommità della grotta conduce alla parte alta del Teatro greco.

Il cunicolo fatto scavare da Dionigi 
 
A scapito delle suggestioni e della leggenda, è comunque opportuno sapere che la forma particolare della grotta è dovuta semplicemente al fatto che lo scavo iniziò dall'alto, seguendo il piano di fondo di un antico acquedotto serpeggiante, e andò sempre più allargandosi in profondità, dove era stata  rinvenuta un'ottima qualità di roccia. A prova di ciò sulle pareti sono chiaramente osservabili le tracce degli strumenti di lavoro dei cavatori di pietra e, in senso orizzontale, i piani di stacco dei blocchi estratti.
 
Lo sbocco del cunicolo di Dionigi nella parte alta della grotta
 
L'uso delle latomie come luoghi di reclusione precede comunque l'avvento al potere di Dionigi, Tucidide narra infatti che vi furono rinchiusi i prigionieri ateniesi catturati nella battaglia dell'Asinaro (413 a.C).


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