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venerdì 25 maggio 2012

Flavio Stilicone


Flavio Stilicone

Flavio Stilicone nacque da padre vandalo, ausiliario romano, e da madre cittadina romana. Tuttavia si considerò sempre un romano, sebbene, come molti germani, fosse di confessione religiosa ariana, considerata eretica dal resto del Cristianesimo.
Entrò nell'esercito romano dove fece carriera al tempo di Teodosio I.
Nel 384, Teodosio lo inviò presso il re sasanide Sapore III per negoziare la pace e la spartizione dell'Armenia. La missione ebbe successo e tornato a Costantinopoli fu promosso al rango di generale, con il compito di difendere i confini dagli attacchi dei Visigoti: compito che svolse per circa vent'anni.
Riconoscendo il valore di Stilicone, Teodosio decise di imparentarsi con lui, dandogli in moglie la nipote, poi figlia adottiva Serena. Dalla loro unione nacquero Eucherio e due figlie: Maria e Termanzia che andarono in spose, in momenti successivi, all'imperatore Onorio.
Dopo l'assassinio dell'imperatore d'Occidente Valentiniano II nel 392, Stilicone mise insieme l'esercito che poi, sotto la guida di Teodosio, sconfisse nella Battaglia del Frigido le truppe dell'usurpatore Flavio Eugenio.
In questa battaglia Stilicone ebbe anche un ruolo di comando, avendo alle sue dipendenze il visigoto Alarico (che poi sarebbe divenuto suo nemico), che guidava un consistente numero di ausiliari goti. Stilicone si distinse particolarmente al Frigido e Teodosio vide in lui un uomo a cui poter affidare la difesa dell'Impero, tanto che lo nominò magister utriusque militiae nonché, poco prima di morire nel 395, custode e difensore del figlio Onorio, che all'epoca aveva solo dieci anni. Pare che Stilicone affermasse di essere stato nominato custode di entrambi i figli di Teodosio, e questo incrinò in pratica i suoi rapporti con la corte della metà orientale dell'Impero.
Nel 397 dovette fronteggiare la rivolta di Gildone, comes del Nordafrica, che voleva passare al servizio dell'Oriente.
Nel 398, per mantenere la sua presa su di lui, indusse Onorio appena adolescente a sposare la propria figlia Maria.
Nel 405 ordinò la distruzione dei libri sibillini, le cui profezie cominciavano a essere utilizzate per attaccare il suo governo.
Il 23 agosto del 406, al comando dell'esercito romano rafforzato da schiavi liberati e da truppe ausiliarie guidate dall'unno Uldino e dal visigoto Saro, sconfisse a Fiesole l'esercito ostrogoto di Radagaiso.
Per difendere l'Italia fu però necessario sguarnire le frontiere della Gallia, e proprio nel dicembre del 406, attraversando il Reno ghiacciato presso Mogontiacum, Vandali, Alani e Svevi invasero la provincia. L'immagine resta di portata storica epocale, in quanto questi popoli non sarebbero mai più usciti dall'Impero e vi avrebbero fondato, insieme agli stessi Visigoti, i primi regni romano-barbarici.
Per far fronte al peggiorare della situazione, agli inizi del 407, le province britanniche elevarono al rango di imperatore Flavio Claudio Costantino, un soldato comune, che assunse il nome di Costantino III. Con un gesto propagandistico, rinominò i propri figli Costante (Costante I, figlio di Costantino I, era stato l'ultimo imperatore romano a visitare la Britannia) e Giuliano e poi attraversò la Manica, raggiungendo Bononia.
Costantino mise al sicuro la frontiera renana con azioni militari e trattati e installò delle guarnigioni sui passi tra la Gallia e l'Italia. Entro il maggio 408 aveva fatto di Arles, sede del prefetto del pretorio delle Gallie, la propria capitale e ne designò come praefectus urbi Apollinare, il nonno di Sidonio Apollinare.
Stilicone non fu energico com'era stato con Radagaiso. La Gallia restò abbandonata, e Alarico iniziò a premere sulle frontiere dell'Italia, domandando il pagamento "per i servizi resi". La debolezza dell'impero, pur imputabile ad una catena di eventi scatenati dalla sconfitta di Adrianopoli e dall'inutile carneficina del Frigido, era palese.
Per di più la sua origine non romana e il suo credo ariano gli procurarono odio tra i cortigiani imperiali, specialmente Olimpio, che complottarono contro di lui nel 408, spargendo diverse voci: che aveva pianificato l'assassinio di Rufino, che stava brigando con Alarico, che aveva invitato i barbari nel 406 in Gallia e che stava progettando di mettere sul trono imperiale il figlio Eucherio.
Dopo la morte di Maria, Stilicone convinse Onorio a sposarne la sorella Termanzia (408), ma quello stesso anno Onorio sposò la causa degli oppositori del comandante, entrando così nella sfera d'influenza di Olimpio.
L'esercito si ammutinò a Pavia il 13 agosto, uccidendo almeno sette ufficiali anziani (Zosimo, 5.32). Stilicone si ritirò allora a Ravenna, dove fu preso prigioniero. Anche se avrebbe facilmente potuto evitare l'arresto e sollevare le truppe, non lo fece per timore delle conseguenze che il fatto avrebbe avuto sul destino del traballante impero occidentale. Fu giustiziato il 22 agosto 408 da Eracliano, mentre il figlio Eucherio riuscì a riparare a Roma dove si trovava la madre Serena. Entrambi furono catturati e giustiziati poco dopo per ordine del Senato.

Dittico di Stilicone

Dittico di Stilicone

E' un dittico consolare fatto realizzare dall'imperatore Onorio nel 400, in occasione del primo consolato di Stilicone. E' attualmente conservato nel Tesoro del Duomo di Monza a cui fu donato da Berengario I nel 900 circa.
Consiste in due tavolette unite da cerniera, l'interno delle quali, in legno, era rivestito di cera ed usato per la scrittura. All'esterno le tavolette sono rivestite in avorio e raffigurano, finemente intagliati, tre membri della famiglia di Stilicone rappresentati in posa frontale. Stilicone, è rappresentato armato di lancia e scudo, poggiato a terra; veste una tunica a maniche lunghe che arriva fino al ginocchio, ricoperta da mantello fissato con una fibula sulla spalla destra e cinge la spada. La moglie Serena presenta il tradizionale abito della matrona romana e la tipica acconciatura di quest'epoca, con orecchini e collana. Accanto compare il figlio Eucherio, in toga, che tiene in mano il dittico ricevuto per la nomina a notaio, avvenuta già nel 395.
Nell opera traspare la volontà di sottolineare l’importanza del Console che desiderava apparire il difensore dell’impero, soldato al servizio di due imperatori (Onorio ed Arcadio), i cui ritratti sono visibili in rilievo sullo scudo che egli regge in mano. Il dittico è molto probabilmente opera di una bottega milanese.

vedi anche scheda Il sarcofago di Stilicone.


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