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lunedì 28 novembre 2011

chiesa di S.Giovanni in Studion, Costantinopoli

chiesa del monastero di S.Giovanni in Studion (Imrahor camii)


Edificata nel 463, tra la Porta Aurea e il Mar di Marmara, per la committenza del patrizio Studios. Presentava una pianta basilicale a tre navate, divise da due file di 7 colonne che sostengono un'architrave orizzontale. Il sostanziale raccorciamento dell'asse longitudinale le conferisce una pianta quasi quadrangolare (25m, senza l'abside, x 24m), che sembra preludere allo sviluppo centripeto dello spazio che caratterizzerà l'architettura bizantina e la distingue dai coevi impianti basilicali realizzati in Occidente.


Dell'atrio quadrangolare, forse colonnato, che la precedeva, è oggi visibile solo una porzione del muro settentrionale.
Il nartece mostra un'ampia comunicazione tanto con l'atrio quanto con l'interno della chiesa, con quattro colonne con capitelli corinzi che sostengono un'architrave riccamente decorata.


All'interno, sopra le navate laterali e il nartece correva una galleria ad U. L'abside si presenta circolare all'interno e poligonale all'esterno, era illuminato da tre grandi finestroni e provvisto di synthronon.
Il presbiterio aggettava verso l'interno della chiesa su uno stilobate di breccia verde provvisto di ritti di marmo a cui si connettevano i pannelli. Al centro dell'abside una scala introduce alla cripta.
Da notare:
- Gli ingressi aperti ai lati dell'abside in corrispondenza delle navate laterali, legati evidentemente a esigenze liturgiche;
- La pavimentazione ad intarsio di cui rimangono tracce e che risale però ad un epoca successiva alla fondazione della chiesa, probabilmente all' XI-XII sec., giacchè presenta forti somiglianze con quella della chiesa meridionale del complesso del Pantokrator (1118-1124);
Nel XIII secolo la chiesa venne inoltre fatta restaurare da Costantino Paleologo (Porfirogenito), terzogenito di Michele VIII Paleologo (1259-1282);
 

- I mosaici che in origine decoravano l'abside e l'arco trionfale oggi scomparsi;
- L'impiego della muratura a fasce alternate di pietra e mattoni;
- L'uniformità degli elementi marmorei impiegati che indica che questi non provengono da spogli.
- I resti di un fregio di acanti circondato da modanature nella estremità est della chiesa.

Dopo la sua fondazione, il monastero divenne rapidamente il più importante della città (i suoi monaci venivano detti akometoi =non dormienti, i senza sonno).

S.Teodoro Studita raffigurato due volte con a destra la facciata orientale del Monastero di Studion
 in una miniatura del Menologion di Basilio II di Simeone Metafraste, 985
Biblioteca Vaticana
 
facciata orientale
 

Nel 797 – richiamato dall'imperatrice Irene dal suo esilio tessalonicense – divenne igoumeno del monastero di Studion, S.Teodoro, che verrà appunto conosciuto con l'epiteto di studita.
Sotto la sua guida il monastero raggiunse la sua massima espansione arrivando a contare settecento monaci, una scuola ed un ospizio per i forestieri ed i poveri.
Teodoro incentivò anche le attività intellettuali, imponendo ai suoi monaci lo studio della letteratura profana, della filosofia e della teologia. Le miniature e le icone realizzate a Studion resero il monastero famosissimo.
Sulla scorta delle convinzioni del suo igoumeno, il monastero di Studion divenne anche uno dei principali centri di resistenza alla politica iconoclasta

Tra l'815 e l'819, Teodoro fu fatto arrestare tre volte, flagellare ed infine esiliare dall'imperatore Leone V, al cui decreto che proibiva la venerazione delle icone, l'igoumeno si opponeva strenuamente.
Nell'821 fu richiamato dall'esilio, insieme ad altri iconoduli, dal nuovo imperatore Michele II senza però poter fare ritorno al suo monastero. Teodoro, seguito da alcuni monaci studiti, si stabilì allora nell'isola di Prinkipo dove morì nell'826. I suoi resti furono traslati nel Monastero di Studion nell'844.

 Il 20 aprile 1042 vi si rifugiò Michele V detto il Calafato (1041-1042) inseguito dalla folla inferocita per il suo tentativo di deporre l'imperatrice Zoe, che lo aveva adottato ed associato al trono, e rimanere unico imperatore. Raggiunto, fu accecato e castrato nonostante avesse preso i voti monacali. Rimase nel monastero come monaco fino alla sua morte sopraggiunta il 24 agosto dello stesso anno. 

Trasformata in moschea da Ilyas Bey, scudiero (Emir ahir=scudiere corrotto in Imrahor) di Beyazit II (1481-1512) a cui il sultano l'aveva donata, fu danneggiata da un incendio nel XVIII sec. e dal terremoto del 1894.
 

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